Domotica, Google Home… perché evitare il fai da te

 

RISPARMIARE SUI COSTI DI INSTALLAZIONE ESPONE A UN ALTO RISCHIO DI GUASTO E CYBER ATTACCHI

Ne avrete sentito parlare: Google Home Mini è “il tuo assistente, in ogni stanza”. Controllo vocale, informazioni sul meteo e il traffico, controllo della tv e della musica… tutto con comandi vocali. Amazon ha, sul suo sito, una intera sezione dedicata alla domotica. Apple ha creato l’Home Kit.

Nulla contro queste aziende e i loro prodotti; da qui, però, alla domotica, il passo da fare è lungo. In questo post voglio spiegarvi perché.

Prendiamo articoli come questo.

Si mettono assieme due concetti: quello della domotica e quello del “fai da te”, perché “un impianto domotico costa, e allora perché non realizzarne uno senza doversi necessariamente affidare a uno specialista”?

Il punto di partenza dell’analisi è corretto: grazie alla domotica, possiamo far interagire, anche a distanza, vari sistemi tra di loro (illuminazione, carichi di corrente, riscaldamento, apertura e chiusura di porte e finestre… ne parlo meglio nella sezione di questo sito dedicata alla domotica). Si nomina anche il risparmio energetico che ne deriva, perché la casa, effettivamente, diventa “intelligente” (smart, in inglese) e si controllano meglio gli sprechi.

A OGNUNO IL SUO LAVORO

Poi, però, c’è questa frase: “Non vi spiegheremo come progettare un impianto domotico completo da zero, anche perché è un procedimento complesso che solo un tecnico qualificato e con esperienza può portare a termine”. E ancora: “Ci sono delle alternative user friendly (letteralmente, “amiche dell’utente”) per rendere le vostre case più intelligenti e connesse, anche se entro certi limiti”. L’articolo, dunque, riconosce la limitatezza di queste soluzioni, che eviteranno anche i costi di una installazione standard, ma non sono certo “amiche dell’utente”:

  • si può anche risparmiare sull’installazione, “pagando” poi caro quando il sistema non funziona, la corrente elettrica salta, i collegamenti non sono efficaci… insomma, a che pro?
  • A ognuno il suo lavoro: è giusto (e conveniente per l’utente, come da punto precedente) che l’installatore faccia l’installatore. “L’utente medio” non può “assicurarsi l’efficienza e il comfort del controllo a distanza”, anche perché, come si legge nell’articolo, le tecnologie cambiano molto in fretta, serve una formazione tecnica, ci sono enti che organizzano fior di corsi di progettazione domotica.

Ma vediamo nel dettaglio perché è sempre meglio rivolgersi a un professionista, se vogliamo installare un sistema domotico a casa nostra.

LA PROGRAMMAZIONE: NON PER TUTTI

Programmare un sistema domotica on è così semplice come tutti vogliono fare intendere: richiede delle conoscenze di tipo elettronico e informatico, soprattutto nel caso della gestione da remoto. Dei “kit di home automation”, a così basso costo, non possono certo assicurare una connessione sicura dell’impianto e al telefonino, con tutti i rischi di esporsi ad attacchi cibernetici. Attacchi che possono avvenire non solo tramite la connessione via app, ma anche attraverso la rete wireless che questi dispositivi generano per comunicare tra di loro (e che ha una criptatura solitamente non efficace).

i COLLEGAMENTI: NON SONO INTERVENTI DA POCO

Il controllo di alcuni elettrodomestici viene fatto attraverso dei semplici adattatori che vanno inseriti fra la presa di corrente e l’elettrodomestico (come una specie di riduzione). Tutti gli altri controlli (luci, tende, tapparelle, elettrovalvole per il riscaldamento, caldaie, climatizzatori…) richiedono di agire direttamente e modificare i collegamenti elettrici e le connessioni dei fili. Ammesso e non concesso che l’utente sappia in effetti eseguire questi collegamenti in sicurezza e senza causare danni all’impianto esistente, questo vuol dire mettere mano pesantemente all’impianto e far decadere la dichiarazione di conformità esistente (e dunque facendo decadere tutte le garanzie ma anche assumendosi tutte le responsabilità nel caso in cui l’impianto causi danni a terzi; anche qui, approfondirò in un prossimo articolo). Gli apparecchi, inoltre, sono attaccati direttamente alle linee di alimentazione degli elettrodomestici o dei carichi da controllare, dunque non sono certo adeguatamente protetti da sovratensioni o sovracorrenti derivanti da scariche atmosferiche o guasti interni all’impianto. Hanno una più elevata possibilità di guasto (ne ho parlato in un articolo).

LA COMUNICAZIONE TRA LE COMPONENTI: SERIETÀ, PLEASE!

Nell’articolo dicono che “è necessario l’utilizzo di un sistema di comunicazione privo di interferenze”; ma, nelle case, interferenze o segnali che possono causare disturbi ce ne sono tantissimi (soprattutto a causa di apparecchi comprati su internet e senza le necessarie certificazioni…) Un vero sistema domotico (o di allarme) wireless, oltre a rispettare norme sulla compatibilità elettromagnetica, viaggia su frequenze prestabilite e dedicate, con chiavi serie di criptografia.

MODULARITÀ, ESPANSIONE NEL TEMPO E RIPARAZIONE IN CASO DI GUASTO: QUI CI VUOLE IL KNX

Malgrado quello che dicono nei depliant, questi non sono kit certo implementabili a lungo termine, e non possono garantire all’utente di trovare ancora i pezzi per una riparazione fra diversi anni (spesso, purtroppo, sono aziende che nascono e spariscono… come funghi!).

Altra cosa importante: alla base della domotica c’è il “dialogo” fra i vari sistemi, e questo dialogo è possibile grazie a dei linguaggi, chiamati tecnicamente “protocolli”. Al momento, l’unico protocollo standard riconosciuto a livello mondiale è il KNX. Cosa significa? Significa che:

  • è uno standard aperto, non legato alla tecnologia di un unico marchio proprietario (“stand alone”). Con un sistema proprietario chiuso, rischi di non trovare il materiale necessario se un giorno decidi di modificare o ampliare il tuo sistema domotico.
  •  i prodotti con l’etichetta KNX (al momento, 7 mila di 380 aziende, ma la lista aumenta) hanno superato i testi nei laboratori KNX. Perciò, si possono realizzare dei sistemi domotici mettendo assieme dispositivi di produttori diversi e integrando tantissime funzioni, con la sicurezza che siano di qualità e che comunichino nel modo corretto.

Anche per questo argomento, “restate connessi”, perché lo approfondirò.

IN PRATICA

Anche per semplici automazioni, è sempre meglio rivolgersi a uno specialista, per evitare spiacevoli inconvenienti:

  • cattivo funzionamento del sistema;
  • cattivo funzionamento dell’impianto elettrico;
  • connessioni poco sicure, quando si gestisce l’impianto da remoto;
  • scarsa garanzia nel tempo.

Come detto in un altro post, non serve fare tutto e subito. Si può procedere per step, iniziando con quello che serve; l’importante è avere come base una tecnologia e una infrastruttura che consenta lo sviluppo successivo dell’impianto. Costa di più, certo, ma si non si rischia di “farsi male” (e in più, si può rientrare della spesa tramite la detrazione fiscale…)

NOTA BENE

La stessa cosa vale per gli impianti di allarme – e qui, anzi, la questione di fa ancora più delicata:

  • bisogna fare un’analisi dei rischi e degli oggetti da proteggere;
  • valutare quali sensori installare e dove;
  • quale tipo di protezione adottare;
  • c’è la privacy, che, abbiamo visto, deve essere rispettata secondo precise norme europee;
  • c’è il fattore disturbo, vedi la sirena che suona senza fermarsi o che parte all’improvviso;
  • ultimi ma non importante: la Dichiarazione di conformità dell’impianto e l’obbligo, per il committente, di affidare l’esecuzione degli impianti ad aziende abilitate, altrimenti, in caso di problemi, può rispondere in prima persona.

Ma ne parleremo presto.

P.S. A proposito di Google, un’ultima precisazione: aziende come queste ricavano profitti anche (o soprattutto) “vendendo” i nostri dati. Davvero vogliamo dare loro (e a possibili acquirenti sconosciuti), tutte le informazioni della nostra casa e dei nostri impianti?