Un allarme che funziona bene? Dipende anche da te

È come il tagliando della macchina: se lo facciamo, manteniamo efficiente il nostro mezzo di trasporto e possiamo restare dentro la garanzia

LE RESPONSABILITÀ DELL’INSTALLATORE, MA ANCHE QUELLE DEL COMMITTENTE

La copertura assicurativa è prestata a condizione che l’assicurato sia in possesso del certificato di installazione; provveda all’attivazione tutte le volte che nei locali che contengono le cose assicurate non vi sia presenza di persone; lo mantenga efficiente”.

Questa è una frase che vi sarà capitato o vi capiterà di leggere, perché si tratta di una nota contenuta in un contratto di assicurazione sulla casa.

L’impianto, cui si fa riferimento, è “un impianto automatico di allarme antifurto”, e qui entro in gioco io.

Perché, attenti bene:

in caso di assicurazione sulla casa contro il furto, i primi documenti che vi chiederanno saranno le certificazioni dell’impianto di allarme. E, se un impianto non ha le certificazioni, non solo molto probabilmente non funzionerà come dovrebbe (e già qui…), ma potreste vedervi tolti eventuali risarcimenti dell’assicurazione, se nel contratto di assicurazione avete dichiarato di avere un impianto di allarme.

Questo implica che, a monte, siano rispettati degli obblighi molto precisi, sia da parte di chi installa l’impianto, sia da parte di chi commissiona il lavoro (il cliente, voi):

  • l’installazione di un impianto di allarme deve essere a norma;
  • l’installatore ha delle responsabilità, da contratto;
  • l’installatore deve rilasciare una certificazione (vedremo quale);
  • anche il cliente ha delle responsabilità.

Analizziamo un punto alla volta.

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Videosorveglianza e GDPR: la sicurezza su schermo (non solo sulla carta)

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L’EUROPA CHIEDE ANCHE AGLI INSTALLATORI

DI (IN)FORMARSI PER GARANTIRE IL RISPETTO DELLA PRIVACY

 

Partiamo da due dati:

  • nel 2017, il mercato dei prodotti per la videosorveglianza ha raggiunto, nel mondo, un valore di 15,87 miliardi di dollari (+5,9% rispetto al 2016);
  • la videosorveglianza rappresenta il 54,5% dell’intero business della sicurezza fisica.

(i dati sono presi dal Memoori Annual Report)

A questi numeri, che mostrano quanto il mercato della videosorveglianza sia in movimento, aggiungiamo una data, stavolta: il 25 maggio, quando sarà applicabile in tutti gli Stati membri dell’Unione europea il GDPR, di cui tutti parlano.

È un regolamento che nasce per garantire il corretto trattamento e la tutela dei dati personali dei cittadini di tutta l’Unione.

I settori interessati da questa norma saranno molti, molte le aziende e i professionisti che dovranno adeguarsi, se non lo hanno già fatto.

In questo post, però, vedremo come verrà applicato il GDPR al settore della videosorveglianza.

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E la privacy dove la mettiamo? Telecamere, dati e sicurezza

“E se qualcuno entra nel mio sistema domotico?”

“E se qualcuno ‘buca’ le telecamere per decidere il momento migliore per fare irruzione?”

Queste domande mi vengono fatte sia dai clienti più “tecnologici”, che ogni giorno sentono parlare di crimini “cyber” (elettronici) e furti di dati, sia dai clienti meno “tecnologici”, abituati ai sistemi (come quelli di sorveglianza) più classici, analogici, a circuito chiuso, al sicuro, in teoria, da occhi e orecchie indiscreti…

È un argomento delicato, di cui parlerò in più post. Cominciamo elencando alcuni fattori:

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